L’STXBP1 è un gene (presente in duplice copia, come ogni gene del DNA umano) situato nel cromosoma 9 che codifica una proteina che, insieme ad altre, fa parte di un complesso di proteine che permettono la comunicazione tra i neuroni cerebrali attraverso i neurotrasmettitori.
Una mutazione patologica del gene STXBP1 (assenza o incompletezza del gene) provoca una compromissione del meccanismo di trasmissione del segnale tra i neuroni.
Di seguito, informazioni sulla mutazione STXBP1 tratte dal sito dell’associazione italiana “STXBP1 Italia”.
STXBP1 è una delle proteine che fa parte di un complesso che permette ai neuroni di comunicare tra di loro attraverso il rilascio di neurotrasmettitori. In particolare, STXBP1 aiuta altre proteine importanti a interagire nel modo giusto per far sì che le vescicole che contengono il “messaggio” (neurotrasmettitore) vengano attirate verso la membrana cellulare ed il loro contenuto venga espulso fuori dalla cellula, in modo che possa andare a stimolare l’altra cellula ricevente il messaggio.
Si tratta di un meccanismo molto preciso e sensibile, per cui se uno qualsiasi dei suoi ingranaggi si guasta, il meccanismo non funziona più, oppure funziona in modo anormale.
Ed è proprio quello che succede all’ingranaggio STXBP1 quando una delle due copie di geni STXBP1 che abbiamo viene danneggiata: la proteina viene ancora prodotta dalla copia di gene sana, ma la quantità non è sufficiente per garantire l’ottimale funzionamento del meccanismo. Oppure, la copia di gene danneggiata produce una quota di proteina anormale che compromette il meccanismo. Questo fa sì che si crei un grande sbilanciamento nelle comunicazioni eccitatorie ed inibitorie tra i neuroni del cervello.
Nel caso di carenza di STXBP1, le conseguenze su questo sbilanciamento sono molto ampie, purtroppo. Nella maggior parte dei casi, il primo sintomo che si manifesta sono crisi epilettiche, spesso nei primi giorni di vita, che sono resistenti ai farmaci. Successivamente diventano evidenti un rallentamento o un’assenza delle tappe di sviluppo psicomotorio del bambino. Dall’infanzia in poi, l’evoluzione di tutti i bambini con mutazione in STXBP1 include una disabilità intellettiva importante. Più vari sono gli aspetti epilettologici e neurologici in senso lato. Le crisi epilettiche possono perdurare fino all’età adulta, oppure essere parzialmente o totalmente tenute sotto controllo con farmaci, oppure possono risolversi da sé.
Dal punto di vista dello sviluppo, vediamo un ampio spettro di situazioni, che vanno dall’acquisizione seppur incompleta di alcune capacità (camminare, dire qualche parola, mangiare da soli) all’assenza totale di tono muscolare e contatto visivo, con a volte necessità di nutrizione artificiale. Non sappiamo ancora quali siano i fattori che determinano questa diversità di prognosi tra i bambini con mutazioni in STXBP1, ma questo è sicuramente uno degli aspetti che medici e ricercatori stanno indagando.
Gli approcci terapeutici che abbiamo a disposizione ora sono quelli “sintomatici”, ovvero indirizzati alla risoluzione del sintomo, come possono essere i farmaci anti-epilettici per le crisi. Un altro approccio molto importante è quello (ri)abilitativo, in questo caso volto a massimizzare le possibilità di sviluppo psicomotorio del bambino e/o a prevenire complicanze di vario genere. Queste terapie coinvolgono molti professionisti sanitari come neuro-psicomotricisti, fisiatri, dietologi, logopedisti, educatori, fisioterapisti… con lo scopo ultimo di migliorare e normalizzare la vita quotidiana dei bambini affetti da questa patologia. Questo approccio fa leva sul fatto che il cervello dei bambini possiede capacità plastiche che potrebbero essere sfruttate anche in questo tipo di patologie, seppur con risultati, purtroppo, molto variabili.
https://www.stxbp1.it/home/index.php/cose-stxbp1/
Dalla tesi di laurea di Laura Chiti: “Sequenziamento massivo parallelo applicato allo studio delle encefalopatie epilettiche ad esordio precoce”
STXBP1 (Syntaxin binding protein 1, noto anche come MUNC18-1)
Il gene STXBP1 (syntaxin-binding protein gene 1), localizzato sul cromosoma 9, è costituito da 20 esoni e codifica per una proteina con un ruolo essenziale nel rilascio e nella secrezione del neurotrasmettitore dalle vescicole presinaptiche. Questo gene è associato ad un quadro di encefalopatia epilettica grave con caratteristiche compatibili con la sindrome di Otahara, una forma rara, nota da diverso tempo e caratterizzata da esordio molto precoce, nelle prime settimane o nei primi mesi di vita, con frequenti spasmi tonici e un quadro di suppression-burst.
Fino al 37% dei bambini con tale sindrome presenta mutazioni di STXBP1. Possono manifestarsi anche crisi parziali motorie. L’imaging cerebrale evidenzia, nella maggior parte dei casi, anomalie strutturali. Un quadro sovrapponibile può essere causato da malattie neurometaboliche.
Il decorso è decisamente variabile. In letteratura sono riportati casi di morte prematura o marcato ritardo psicomotorio e crisi intrattabili che evolvono spesso nella sindrome di West.
Si osservano inoltre 21 casi in cui l’outcome dell’epilessia è relativamente benigno, in cui raramente le crisi continuano dopo il primo anno di vita, mentre persiste un grave ritardo di sviluppo ed eventuali disturbi del movimento a tipo atassia, tremore, discinesia.
Per questa forma di encefalopatia epilettica è stata recentemente descritta un’associazione con un quadro neuroradiologico abbastanza caratteristico di ipoplasia frontale con corpo calloso sottile e dismorfico.
(https://flore.unifi.it/retrieve/handle/2158/997814/31331/TESI%20COMPLETA%20%2B%20FRONTESPIZIO.pdf)